venerdì 1 novembre 2013

Il fantastico mondo delle creature che ci accompagnamo nella vita: gli animali ANIMALI 1

Cominciamo da lui, perchè mi è venuto spontaneo pensarci mentre lo guardavo e  mi venivano in mente tutte quelle tristi storie di cani abbandonati, percossi, maltrattati che mi giungono su facebook e che non vorrei conoscere e che mi fanno sempre soffrire fisicamente e spiritualmente, perchè in un mondo sano, responsabile e rispettoso di quello che ci circonda e che ci viene donato, o meglio sarebbe dire prestato, tutte le brutture che vengono continuamente perpetrate contro le creature più deboli, dovrebbero essere perseguite duramente, perchè è un gravissimo segno di disumanità.

Ma come al solito bisognerebbe aprire un faldone gigantesco e non è nè il luogo nè lo scopo

Parliamo invece di lui........di Paddy  e quindi cominciamo dal fondo per poi risalire a tutte le creature che ci hanno regalato un po' di felicità nel percorso della nostra vita. Sono tante. E tutte meritano di essere menzionate, un po' alla volta.


Paddy ha 11 anni, è arrivato da noi 10 anni fa, arrivato, certo come la gran parte degli animali che popolano o hanno popolato le nostre case.    Avevamo da poco perso i due cani che avevamo Dadà e Pinocchio ( di questo sarà necessario parlare perchè era un bull terrier che era stato fatto combattere, ma che per sua disgrazia, o fortuna, non era stato ritenuto idoneo) e quindi ci trovavamo son un senso di vuoto. Era un periodo difficile per la nostra famiglia e per chi volesse approfondire il significato che ha per l'essere umano l'incontro con un animale, consiglio di seguire una conferenza o un seminario del dottor Stefano Cattinelli, veterinario con una formazione tale, che verrebbe più da considerarlo uno psicoterapeuta che un semplice veterinario. Comunque, secondo la sua esperienza, un cane entra nella vita di una famiglia quando c'è bisogno di forza, e so solo io quanta forza mi necessitava in quel periodo.
Due delle mie figlie, l'altra era all'estero per motivi di studio, un bel giorno hanno deciso che non si poteva più stare senza la compagnia di un cane, e sono andate al canile di zona per cercarne uno adatto. E' sempre un errore pazzesco andare al canile per gente come noi, se va bene, esci con due cani solitamente i più disgraziati o peggio malati del centro, quelli insomma che nessuno prenderà mai, nel caso specifico sarebbe successa la stessa cosa, infatti le ragazze sono tornate a casa con due opzioni: un cane che era tanto tenero ed affettuoso e un altro che poverino nessuno voleva perchè vecchio e malandato. Non avevano ancora preso le due bestiole, ma con me sapevano di sfondare una porta  aperta e quindi si decise insieme di andarli a prendere di lì a qualche giorno. Ma il destino aveva per noi piani diversi.
Un paio di giorni dopo, mentre le figlie facevano una passeggiata nei campi, incontrarono un cane, un meticciodi circa un anno, un incrocio con uno spinone, sporco e puzzolente (questo ultimo particolare devo dire che l'ha gloriosamente mantenuto) che, ovviamente, ha incominciaro a seguirle, un contadino di una cascina lì vicino interpellato dalle ragazze, disse che erano parecchi giorni che gironzolava lì intorno e che sicuramente era stato abbandonato. Detto Fatto il piccolo meticcio aveva trovato casa.
Paddy ormai incomincia ed essere un po' meno discolo di quando è arrivato. all'epoca saltava come un canguro cercando di morderti il naso, un particolare segno di affetto e quando riusciva a trovare il cancello aperto fuggiva a spron battuto e disubbidiente come una scimmia, più lo chiamavi e più correva veloce nella direzione opposta.    Per un certo periodo ha avuto una fidanzata, Maja, una beagle che viveva in una casa abbastanza lonatano da noi, e quando scappava eravamo certi di trovarlo là, in silenziosa contemplazione della sua amata.
Ha un grande giardino dove vivere ed un piccolo recinto con una cuccia di legno, fatta arrivare apposta dalla Germania, da mia figlia e dal suo fidanzato due anni fa ,quando il poverino è stato colpito da dei dolorosi reumatismi, ma quando d'inverno le temperature scendono molto sotto lo zero, la notte riposa nell'ingresso sopra un grande cuscino per cani.  Con gli anni è diventato più tollerante e vive senza alcun problema con la compagnia delle oche, e generalmente si astiene dall'ingoiare i poveri pulicini che le sciocche galline portano a passeggiargli  sotto al naso, è rimasto però un grande cacciatore di topi e quando di notte ne scova uno nascosto da qualche parte, fa un tale baccano che più di una volta sono dovuta scendere e spostare tutto ciò che gli impediva di acchiapparlo.
Sta invecchiando, ma con grande dignità e quando lo guardo sono felice che ci abbia scelto lui e non viceversa, un motivo ci sarà stato e non posso fare a meno di ricordare un pomeriggio invernale, tanta neve nei campi , lui ed io a passeggio (Paddy adora la neve, rotolarsi, mangiarla, buttarla per aria) e poi, con la mia straordinaria incapacità di orientarmi, non sapere più dove si era, tutto bianco, nessun punto di riferimento, gli alberi tutti ugualmente spogli e simili, il buio che sopraggiungeva. Ad un tratto ...un bivio, io ero certa che la strada giusta fosse quella a destra, ma Paddy mi guardava con i suoi occhi tondi ed interrogativi, ben piazzato su il viottolo a sinistra, una gioiosa risata mi è saltata fuori dal petto e gli ho detto- Sai ho più fiducia in te che in me stessa, andiamo dove vuoi tu-  Inutlile dire che in men che non si dica eravamo a casa
Tutti e due al calduccio.
Grazie piccolo-grande Paddy


mercoledì 16 ottobre 2013

La " Prima immagine " di Enrico Bisi girato al Mulino della Torre nel luglio del 2005








E' capitato per caso.
Gianluca e Massimiliano De Serio carissimi amici delle mie figlie, nonchè  registi ormai molto conosciuti nell'ambito del cinema giovane, segnalarono al loro collega-amico Enrico la nostra casa, in quanto lui stava cercando una location per un cortometraggio da presentare al Torino Film Festival.
Non conoscevo l'ambiente, all'infuori della geniale follia creativa dei gemelli De Serio che apprezzavo come può farlo una donna nei confronti di giovani che potrebbero esserle figli, tutto mi era assolutamente nebuloso
Mi piace andare al cinema, ma quando guardo un film, come credo quasi tutti, mi lascio completamente assorbire dalla trama, dai dialoghi, dalla scenografia, è in fondo come quando si ascolta una corale o una sinfonia, è il tutto, l'armonia dell'insieme che cattura e non il singolo,che sia la parte di un  flauto o di un contralto.
Comunque Enrico mi piacque e la casa a lui.
E così iniziò l'avventura
Vennero ispezionate le stanze per decidere dove girare le varie scene, alcune vennero scartate anche se molto suggestive, per il rischio di dover appoggiare sugli antichi travi le pesanti macchine da ripresa, poi, definita la scelta, iniziarono ad arrivare tecnici e macchinari.   Se non siete particolarmente elastici e  serafici non girate mai un film a casa vostra......rischierete un colpo apoplettico, ma se invece lo siete, godrete di una specialissima esperienza.
E' stato bello vedere il susseguirsi dei girati, la pazienza , generata unicamente dalla passione di Enrico, dimostrata durante le scene più complesse e imperfette, la buffa esperienza di tutta la nostra famiglia seduta sulle scale, in attesa che si liberasse la cucina dove, per l'ennesima volta si girava . Il pellegrinaggio di tutto il paese che sostava fuori dal giardino per ammirare le vele innalzate per gestire i movimenti del sole; e i suggestivi momenti di pausa, quando arrivava la mamma di Enrico, catering familiare d'eccezione per sfamare tutti.    Anche le scene notturne sono state piene di suggestione, grazie anche alla preziosa collaborazione di Piero Basso, piccoli dettagli che lui fa diventare istanti fondamentali.
Poi tutto è finito.
La casa è tornata in ordine, il giardino si è svuoltato di cavi, riflettori e macchine da ripresa, anche gli insetti molesti, disturbati dal buio hanno preferito andarsene e tutto ha ripreso i  soliti ritmi, però il ricordo è rimasto assieme al DVD  del cortometraggio.
Abbiamo ancora ospitato altre troupe per degli spot pubblicitari e dei video clip e siamo stati contattati per alcune scene di un film di Ricki Tognazzi ,  ma il corto di Enrico è rimasto una pietra miliare dell'approccio tra Il Mulino Della Torre ed il mondo solo superficialmente irreale del cinema


                         




  Il grande salone un tempo adibito a sala di  
                   macinazione









                                                                  


        macchinista al lavoro











                                        Piero Basso alle prese con le vele per modificare la luce




                       






       Il quadro del film con la bella e paziente piccola  
                                 protagonista












Il regista Enrico Bisi con l'attrice Simona Nasi

giovedì 26 settembre 2013

NOI LE FACCIAMO COSì

Sin da quando ero bambina, ci sono dei ricordi che sono tirati fuori dai cassetti della memoria, dai profumi.

Come ho scitto nel logo del mio sito::
il cibo....
filo della memoria
profumo...
del caffè al mattino
il ragù...
che sobbolle la domenica
i fichi...
con lo zucchero nella terrrina
ricordi di casa,
di nonni.
di oggi e di sempre


E a questi ricordi appartiene quello del rito della ...conserva di pomodori
Mi si permetta di essere totalmente in disaccordo con coloro che sostengono che le cose di fanno COSI, al di là della constatazione che, il nostro paese stesso, ci insegna esattamente l'opposto, in quanto usi, abitudini e diverse ubicazioni geografiche, ci garantiscono un panorama di modi estremamente differenti di cucinare lo stesso prodotto, ma addirittura lo stesso prodotto, a seconda della regione, cambia a volte il nome, Inoltre i grandi chef ci dimostrano che la cucina è un'arte, è una musica, è un sentimento che varia a seconda dell'emozioni che si vivono ed è anche in continua evoluzione, mi vien da pensare che se così non fosse, staremmo ancora  cacciando selvaggina con le clave, mangiandola pressochè cruda.....perchè qualcuno diceva che si fa COSI

E allora nella nostra faniglia la conserva di pomodoro si fa così e tutti gli anni, passati i giorni della calura di Agosto, ci si appresta a prepararla e si approfitta del momento per mettere nelle "arbarelle" anche l'antipasto piemontese, che era  uno dei cavalli di battaglia della mamma, che si poteva considerare la regina delle conserve.


 Solitamente siamo un team di volenterosi che collaborano alla realizzazione delle conserve
















la grande cucina ci permette di avere un grande spazio dove lavorare


Quando si è a questo punto il profumo dei ricordi è già ampiamente soddisfatto


è sempre una bella soddisfazione quando tutti i  barattoli, come soldatini colorati, sono pronti per essere divisi
                                       














                 Questo inverno torneranno tutti utili









E poi, alla sera, tradizione vuole, che ci si metta a tavola, preparando una fantastica pasta con il sugo novello, per gli amici più cari

      

Passata di pomodori delle nonne Maria e Teotiste

Pomodori misti S Marzano e Cuori di bue, sale grosso, basilico, santoreggia (erba cerea)

Lavare i pomodori e asciugarli., tagliarli poi a pezzettoni ,metterli in una pentola e cuocerli per un'ora dal momento dell'ebollizione, togliendo man mano l'acqua in eccesso, avendo però cura di tenerne sempre un po' nel caso servisse in seguito.Aggiungere una bella manciata di basilico e un po' di santoreggia, anch'esse lavate ed asciugare e inoltre 2 cucchiai di sale grosso per ogni pentola. Cuocere per 1 ora e mezza facendo molta attenzione che non si attacchi sul fondo della pentola.   Passare con l'apposita macchinetta (vedi sotto)
i pomodori ormai sfatti , avendo cura di ripassare le bucce due o tre volte, onde poter estrarre tutto il succo che esse contengono. Mettere la salsa ottenuta in una pentola e cuocerla ancora per un'ora.Preparate intanto i vasetti, che devono essere ovviamente stati lavati accuratamente e asciugati, metteteli in forno ad una temperatura di circa 70° fino ache saranno ben caldi, a quel punto si potrà mettere in questi la salsa di pomodoro, anch'essa calda, tappare bene i vasi con coperchi nuovi  e sistemarli con attenzione in un contenitore in cui saranno sate poste delle coperte di lana e che, avvolte intorno ai vasi ne manterranno il calore e permetteranno così la chiusura che li conserverà perfetti per tutto l'inverno



venerdì 9 agosto 2013

Le tagliatelle sono interculturali


"Domenica d'Agosto, che caldo fa, la spiaggia è un girarrosto" .......cantava, tanto ma tanto tempo fa Bobby Solo e Agosto, se si può, è ancora più caldo di quei giorni lontani, però noi, che siamo amanti della buona cucina e abbiamo tanti amici che ci vengono a trovare..........dimentichiamo il termometro e ci mettiamo all'opera

Impastiamo,ovviamente a mano,



Tiriamo la sfoglia solo con il matterello da sfoglina



   e....... ecco il miracolo
rigorosamente condite con basilico dell'orto



Sandra (Colombia), Claudia,  Wang (Cina), Han (Cina), Cecilia      augurano

                                                                BUON APPETITO


giovedì 13 giugno 2013

il giardino in fiore

Quando abbiamo comperato il mulino, non esisteva un vero e proprio giardino,in quanto essendo un luogo prevalentemente di lavoro, non era prevista una zona "ludica", per cui abbiamo potuto sbizzarrirci, piantando ciò che ci sembrava più adatto al luogo ed al territorio, alcune specie ci hanno dato grandi soddisfazioni, altre un po' meno, tra queste sicuramente gli alberi da frutta, che, a causa delle gelate primaverili, rischiano di non produrre quasi nulla.

Una piccola passeggiata nel giardino:

Questi pioppi cipressini sono stati piantati da me......Erano poco più alti di un metro e mezzo circa 20 anni fa, ora sono dei giganti che formano un sipario che protegge la casa . Il movimento quasi impercettibile delle foglie, moltiplicato per il loro immenso numero, fa sì che emettano sempre un lieve suono, quasi sussurrassero tra di loro segreti a  quali gli esseri umani non possono accedere

Piccolo annedoto

Qualche anno fa, un vicino di terreno, venne da me e seriamente mi disse che i miei pioppi facevano ombra al suo prato e che quindi avrei dovuto tagliarli. Sono una persona educata e nutro sempre sentimenti di comprensione nei riguardi delle necessità altrui, ma quando toccano animali piante bambini o anziani, una parte di me si ribella.  Ricordo di averlo guardato in silenzio aspettando una motivazione plausibile per una richiesta così assurda, lui palesemente imbarazzato cercò una via d'uscita dicendo- Ovviamente solo se vuole-    - infatti non solo non ne ho alcuna intenzione ma da quel che mi risulta il sole non rimane nella stessa posizione tutto il giorno e quindi secondo lei dovremmo abbattere tutti gli alberi della zona?-
Da quel che potete vedere i miei maestosi pioppi sono ancora lì.
Quando in autunno, sento le seghe che tagliano gli alberi, non posso fare a meno di percepire una sottile sofferenza dentro di me, lo schianto che ne segue e che segna la caduta della pianta è per me un grido di dolore.  Scusate ma per me è così, invece seminare, piantare e nutrire le piante mi dà un senso di vita e di continuità.

lunedì 10 giugno 2013

Paoletta ed Adriano




Paoletta e Adriano

Non si può non conoscerli se si ha anche solo un piccolo interesse per i prodotti provenienti da lievitazione.
Sono........magici. E' l'unica espressione che mi venga in mente, quando penso a loro
Sin da bambina ho provato una particolare emozione nei confronti del pane, il profumo che riempie le strade quando viene sfornato, il calore che proviene dal sacchetto nelle giornate invernali, le forme che si avvicendano a seconda delle regioni. Il rispetto che mi ha insegnato la famiglia, dovuto alla penuria che c'era durante il periodo della guerra, secondo il quale - Il pane non si sciupa e non si butta, . Tutto ciò ha fatto si che la creazione, perchè questo è, secondo me, il termine giusto per descrivere la nascita del pane,mi abbia suscitato un profondo senso di considerazione, quasi religiosa per questo prodotto, che viene addirittura anticipata quando nelle giornate estive vedo ondeggiare il grano nei campi. Era una predestinazione che dovessi andare a vivere in un mulino!
Tornando a Paoletta ed Adriano, li ho conosciuti due anni fa, tramite una strana combinazione di intrecci di amici. Loro cercavano un luogo idoneo ai loro laboratori di panificazione ed io ne possedevo uno, un primo corso è saltato a causa delle terribili temperature regalateci dal febbraio del 2012, ma finalmente a maggio, abbiamo potuto incontrarci e dare il via al primo di una serie, spero molto prolifica di laboratori.
Non riuscivo a credere che potessero esistere delle persone così, è subito nata una simpatia reciproca, che ci ha permesso di collaborare con grande piacere ed entusiasmo





Paoletta è un vulcano, piena di energia, di gioia di vivere e di simpatia, è in grado di reggere ore ed ore di corso con una vitalità e una precisione prodigiose, i suoi croissants , la sua focaccia soffice di Bari farebbero venire l'acquolina in bocca al più incrollabile degli asceti, la sua risata suscita nei i presenti una sana e contagiosa allegria








Adriano è unico. Raramente ho avuto il piacere di incontrare persone così professionalmente preparate, così "dentro" alla materia, con semplicità, umiltà e delicata attenzione per il proprio lavoro. Spesso, ed è una particolarità della società moderna, riguardo alle cui motivazioni ci sarebbe da scrivere volumi e non ne è certamente questa la sede, si tende a proporre agli altri il proprio modesto, seppur rispettabile sapere, con una presunzione ed una supponenza, atte a mettere a disagio e a creare negli altri un senso di inadeguatezza e di conseguente risentimento. Per mia esperienza personale ho avuto modo di verificare che lavorare insieme, intorno ad un tavolo, per preparare delle ricette di qualsiasi tipo, fa sì che le persone diventino solidali e collaborino al massimo per la buona riuscita del prodotto, è quindi importante che si crei l'atmosfera giusta affinchè ciò avvenga.  Con Paoletta ed Adriano tutto ciò avviene naturalmente.

Si lavora per otto dieci ore senza risentire della inevitabile fatica, ma emozionati come dei bambini che attendono che si avveri l'incredibile magia delle paste lievitate

e poi.....precedute da un profumo che non è descrivibile perchè è sentito prima dal cuore che dalle narici, perchè è il profumo dell'infanzia, delle merende a scuola, delle nonne, di un tempo che forse non esiste più ma che certamente è ben registrato nel nostro DNA, ecco sfornate:   focacce, baguettes, ciabatte, krunz, pan brioches, pizze, croissants, panettoni, colombe, pani alle noci, integrali, di farina di farro ......e poi ..lui  il principe ...il lievito madre, quello che deve essere trattato come una creatura, come un bimbo bisognoso di cure per poter dare il meglio di sè.    Fantastico. Ed ecco che è di nuovo magia
La magia semplice tramandata da chi già prima di noi la conosceva e generosamente ce ne ha fatto dono, e questa, scusatemi, è una piccola polemica nei confronti di coloro che si farebbero scotennare piuttosto che condividere le loro, si fa per dire, ricette. Ma se tutti la pensassero così staremmo ancora a darci clavate sulla testa l'uno con l'altro, perchè nessuna intuizione sarebbe mai stata condivisa

Paoletta e Adriano vengono due volte l'anno al Mulino della Torre per condividere con chi lo desidera le loro fantastiche conoscenze nel campo della panificazione dolce e salata








Tenetevi informati sui loro corsi e se siete un gruppo possiamo organizzarne uno fuori programma


Ah dimenticavo anche i buffet che vengono organizzati durante i corsi non sono niente male...
































mercoledì 22 maggio 2013

Un ospite imprevisto


Questo è un fatto buffo che è accaduto recentemente  durante un ricevimento, uno dei tanti, perchè nel mulino accadono cose che a volte ancora mi stupiscono, nonostante i 30 anni di ospitalità che mi sono state concesse all'interno delle sue solide mura.
Era una serata di settembre, serena, e tiepida. Ospitavamo una bella festa, i 50 anni di matrimonio di una coppia, quando si erano sposati, per vari motivi, non avevano potuto festeggiare, e così, le figlie avevano voluto regalare ai genitori un anniversario da sogno. Era, anche per me, una gioia collaborare per rendere quella serata degna di un periodo così lungo e ricco di vita.
Con l'entusiasmo, che per fortuna mi accompagna sempre quando organizzo un evento, ho voluto che tutto fosse perfetto e con la straordinaria collaborazione attiva delle figlie dei festeggiati, tutto si è incastrato in modo che il risultato fosse quello desiderato

Tutto era pronto e gli invitati incominciavano ad arrivare, quando ad un certo punto si è sentito un rumore fortissimo, un suono abbastanza familiare per noi che abbiamo tenuto dei cavalli per molti anni, non era proprio quello di un cavallo, ma sempre di un equino si trattava.
All'esterno del cancello era comparso un asino portato a mano da uno strano personaggio, vestito in modo essenziale con i sandali ai piedi e uno zaino in spalle, trasmettevano entrambi una speciale simpatia, e così
mi sono messa a chiaccherare, solo con il conducente, ovviamente anche se.....ma questa è un'altra storia.
Si trattava di un pellegrino francese che stava percorrendo la via francigena, era ormai già sulla via del ritorno da Roma verso la Francia e si era trovato a transitare a Riva di Chieri dove qualcuno gli aveva indicato la nostra casa per poter pernottare. Mi spiegò che tutta la settimana dormiva in tenda vicino al suo asino, ma la notte che precedeva il giorno di riposo si  concedeva di dormire in un vero letto.  Io, che ho un po' l'animo della soccoritrice dei deboli e dei bisognosi, mi sono subito entusiasmata e gli ho volentieri offerto di dormire nel nostro bed and breakfast e di trovare un posto confortevole anche al compagno di viaggio
Entrambi quindi sono entrati e tra il divertimento degli invitati (perchè sono sempre fortunata ad ospitare persone speciali ) il pellegrino ed il suo asino, passando tra tavoli addobbati e signore in abito da sera, hanno trovato  un luogo tranquillo dove riposare: il pellegrino nella foresteria e il simpatico animale nel prato dove ha potuto mangiare tranquillamente l'erbetta e sdraiarsi durante la notte.
Al mattino, alle prime luci dell'alba, i nostri nuovi amici ci hanno salutato ed hanno ripreso il cammino.




lunedì 20 maggio 2013

Oggi mi sento in vena di scrivere circa due cose che non hanno nulla in comune, ma intanto ci penso e non si sa mai

Una ricetta  e un fatto buffo accaduto durante un ricevimento


Partiamo con la ricetta


Chi, come me, non è più un bocciolo (questa era un'espressione carina che usava mio marito per indicare chi non era più nel fiore degli anni) ricorderà quando si era bambini e si festeggiava il compleanno o una qualsiasi festa, le nostre mamme non avevano alcuna intenzione di incaricare qualcuno di occuparsi del "buffet" nè tantomeno chiamare degli intattenitori.
C'era solitamente la classica merenda e poi i bambini si organizzavano giocando in giardino a nascondersi, a strega tocca color, a fulmine e a tutti i giochi che usavano in quegli anni. L'unica cosa negativa che ricordo di quei momenti era che, non si sa per quale motivo, il gioco più coinvolgente era sempre l'ultimo,e inevitabilmente quando era ormai ora di tornare a casa
Ma torniamo alla merenda.  Il dolce più in voga era il salame di cioccolato
che ricordo suscitava l'entusiasmo di noi bambini

Voglio scrivere qui la ricetta che usavano la mia nonna e la mia mamma,
(sarà divertente qualche volta rivedere insieme alcune ricette dei miei nonni e anche bisnonni, farebbero rizzare in testa i capelli ai nutrizionisti dei nostri giorni)

Per un piccolo salame di circa 500gr

2 etti e mezzo di polvere di cioccolato
1 etto di burro
2 etti di gallette
1 bicchierino di rhum o marsala secco
1 uovo
Sminuzzare le gallette in piccoli pezzi in una terrina, a parte fare sciogliere il burro a bagno maria senza farlo friggere, mescolare burro, biscotti cioccolato,uovo e liquore sino a che siano ben amalgamati. Stendere questo impasto su di un foglio di carta da forno o di alluminio su cui avrete messo dello zucchero a velo,
date, aoiutandovi con la carta, la forma di salame.  Lasciarlo indurire in frigorifero e tagliarlo a fettine al momento di utilizzarlo.

Quasi quasi lo faccio per stasera alle mie figlie..........

A più tardi per il fatto buffo

domenica 19 maggio 2013

Albert Camus scriveva
Nel bel mezzo dell'inverno ho infine imparato che vi era in me un'invincibile estate

Ovviamente il significato di questa frase è profondo e pieno di coinvolgimenti filosofici, spirituali e mi è stato di grande conforto nei momenti difficili della vita, ma oggi mi è tornato in mente in una veste semplice, contadina, dopo la giornata di ieri, fredda, piovosa, che nulla aveva da invidiare alle giornate novembrine, oggi ho fatto due passi in giardino, nel giardino del mulino, ed ecco che la forza e la determinazione della natura hanno avuto il sopravvento.









                             Per loro, la primavera è arrivata!

                                            e per noi?
                              
                              si un'invincibile primavera 



                                                      











Gli inizi

Dopo aver visto la casa, o meglio, quella che un tempo doveva essere stata una casa, ed anche una signora casa, ( quando parlo del mulino ai miei ospiti e arriva la logica domanda: ma quanti anni ha questo edificio? Ormai mi sembra logico dire: è una vecchia signora di più di 600 anni, ma se li porta molto bene!
Dicevo,  vedere la casa e scappare a gambe levate sarebbe stata la cosa forse più logica da fare, certo la più razionale, ma .....abbiamo dovuto fare i conti con l'immensa, incontenibile e impulsiva capacità di sognare che è sempre stata una nostra caratteristica, caratteristica che mi permette anche ora di fare il lavoro che faccio, cioè essere in grado di vedere quello che ancora non c'è, ma che potrà esserci.
E in quell'estate del 1978 io e mio marito siamo stati in grado di vedere quello che ancora non c'era e che oggi, nella primavera del 2013, c'è ed è reale.  Ed io, continuo ad avere questa capacità, quando vedo mio nipote correre felice nel prato, tra fiori e piante che un tempo non c'erano , o pattinare nel grande salone in cui già 600 anni fa uomini e donne hanno lavorato per produrre farina, io so, che tutto ciò che è stato fatto
 finora  ha avuto un suo scopo e  ancora, con gli occhi di quella lontana estate, vedo quello che potrà ancora essere.

giovedì 16 maggio 2013

Le cucine del Mulino

Ma come, dirà chi legge, le cucine del mulino, perchè quante sono?
Sono più di una
C'è la mia quella storica, quella che ci siamo costruiti da soli, non sapendo neanche da che parte cominciare, ma poi, si sa, dove non arriva la competenza arriva l'entusiasmo ed ancora oggi a più di trent'anni di distanza non ho il coraggio di modificare anche ciò che andrebbe modificato. Le piastrelle non perfettamente in bolla, mi ricordano le sere o i week end, trascorsi a tagliare,incollare, controllare con un libro di bricolage alla mano ed accorgersi che si doveva partire dalla parte opposta per non doversi ritrovare con un orribile pezzo di piastrella in primo piano.  Faticoso? Forse, ma anche tanto divertente, quando ci si specchiava e si scopriva di avere più malta in faccia che dietro alle piastrelle e non si poteva far altro che ridere della nostra scarsa professionalità.
Eppure in questa cucina si è svolta la parte più intensa della nostra vita.
Abbiamo voluto sin da subito un gran tavolo, da bambina avevo vissuto in una grande casa abitata dai nonni, da uno zio da sposare e dalla mia famiglia: mamma papà, io e la mia sorella minore, sebbene ognuno di noi avesse la propria cucina, c'era però l'abitudine, in estate, di pranzare tutti insieme, e non era affatto raro che si unisse qualche parente che veniva a prendere il fresco da noi in collina. Ricordo con piacere il grande tavolo che si apriva e che veniva chiamato l'ammiraglio, intorno al quale potevano sedersi una quindicina di persone, per le quali c'era sempre qualche leccornia preparata sul momento o conservata nei barattoli che custodiva la cantina, dove all'epoca si faceva anche il vino delle nostre viti

Insalate dell'orto e frittate con le erbette in estate erano le regine della tavola e in onore dei nonni che tanto mi hanno dato, e non parlo certamente solo di cibo voglio offrire una ricetta semplice, semplice, ma così semplice che quasi nessuno fa più e che invece per me ha il profumo dell'infanzia


FRITTATA di ERBA di S. Pietro
                                                                            
ingredienti per sei persone:
10 uova
una manciata di foglie di Erba di san Pietro (Balsamita Major Desf) il nome è pretenzioso ma la pianta è rustica e perenne, comperatela in vaso, adesso è facile trovarla al mercato o nei vivai, e l'avrete per sempre
volendo 2 cucchiai di panna liquida, mia nonna non la usava per niente
olio per friggere ed una noce di burro
sale pepe e due cucchiai di parmigiano gratuggiato

Lavate bene le foglie, asciugatele (ricordarsi che tutte le piante aromatiche devono essere bene asciutte prima di essere tritate altrimenti si rischia di avere una sorta di pappa umida che non giova nè al sapore nè alla vista del piatto) e tritatele, meglio se a coltello, ma ovviamente si fa come si può.
In una terrina mettere le uova precedentemente sgusciate e sbatterle con una forchetta, aggiungere sale e pepe e se si vuole la panna, solo dopo che il composto è omogeneo potete mettere il trito aromatico e mescolate con cura
Scaldare una padella adatta a cuocere le frittate con un filo d'olio e una noce di burro, quando i condimenti sono caldi rovesciate il composto di uova e erbe e cuocete bene sia da un alto che dall'altro, girando la frittata con un piatto o se avete la pentola da frittata con il coperchio per girarla usate quella. Sconsiglio sempre di cimentarsi nel volo con giravolta della frittata, se non si è soliti farlo, si rischia di dover intervenire sul soffitto.
Appoggiare la frittata su carta assorbente. E' buona calda ma anche fredda per un profumato buffet estivo


In questo periodo dell'anno è possibile sostituire l'erba di San Pietro con il luppolo o anche con le ortiche, con la boraggine o il tarassaco
con le quali peraltro si possono anche fare delle deliziose zuppe, mi raccomando solo di raccogliere esclusivamente erbe conosciute, la natura è sì amica ma nasconde sotto l'aspetto innocuo e rigoglioso anche varietà nocive ed a volte letali


martedì 14 maggio 2013

come è vero che quando si è giovani nulla scoraggia i propri sogni




Era così nell'estate del 1978
Era una sera calda ma ventilata, avevamo già una bambina di 14 mesi ed aspettavamo la seconda , cercavamo casa, la CASA quella che ti accompagnerà per sempre, che vede e tace su tutto quello accade, quella che assorbe momenti gioiosi e atmosfere faticose, insomma quella di una VITA
Venivamo già da un'esperienza, seppur breve, in un'edificio storico della campagna e con tutte le vicessitudini che ci avevano messo alla prova, a volte anche in modo sconcertante, eravamo pronti per aquistarne una simile.    Con gli occhi della gioventù e della conseguente incoscienza decidemmo di buttarci nell'avventura, trascinando con noi figlie, genitori, animali (che mai sono mancati e mai mancheranno nel percorso della nostra vita.





Fedora è stata una tacchina veramente particolare,non amava stare da sola e adorava la musica disco


































L'avevo comperata al mercato, era piccola, e particolarmente timida , non amava la compagnia degli altri animali, perchè rispetto a lei erano certamente più aggressivi, soprattutto le oche che non condividevano volentieri gli spazi comuni, così finì che Fedora zampettava felice per tutto il giardino.  Durante l'estate si accomodava sotto gli alberi da frutta e attendeva pazientemente che pesche e  pere fossero sufficientemente mature da lasciare il ramo e cadere vicino a lei che, da vera buongustaia le mangiava dolci al punto giusto e a temperatura ambiente.  Così nutrita cresceva a vista d'occhio, ed a un certo punto della sua vita, era diventata così pesante, che per spostarla bisognava essere in due persone, ma lei, che credeva ancora di essere un cucciolo, si comportava come tale e seguiva ognuno di noi lentamente ma fiduciosamente, salvo sedersi accanto alla persona di riferimento quando questa si fermava per dedicarsi a qualche attività

In questo Mulino si sono sempre fatte delle feste, prima per piacere personale e poi pian piano, su richiesta, anche per lavoro. Quando Fedora faceva ancora parte del clan del mulino, ci sono state delle occasioni per festeggiare le figlie o  amici o i figli stranieri (di cui potremo parlare in seguito), ed è stata proprio in una di queste occasioni che abbiamo scoperto la passione della nostra tacchina per la musica da discoteca.
A dir la verità è stato un po' imbarazzante, perchè nel bel mezzo della festa mentre tutti i ragazzi ballavano, lei entrava e con il suo incedere un po' barcollante si sedeva nel bel mezzo della sala e lì rimaneva, qualche robusto volenteroso la portava in giardino, ma di lì a poco Fedora ricompariva per accomodarsi nuovamente in mezzo agli invitati, va da sè che dopo un po' di questi faticosi traslochi, tutti hanno convenuto che l'insolita ospite poteva rimanere